Questa è la storia di Pietro, che a sei anni era vestito da balilla e a scuola doveva fare il saluto fascista e quando ne combinava qualcuna la maestra lo puniva facendolo inginocchiare sui ceci.
Questa è la storia di Pietro, che ha imparato a fare le scarpe da ragazzino , ma mica solo i tacchi...le faceva di sana pianta, coi tacchi alti, da uomo o da donna, di pelle o di cuoio.
Questa è la storia di Pietro, che ha visto la guerra e le bombe e il pane che mancava e una vita da reinventare.
Questa è la storia di Pietro, che ha sposato la più bella donna del quartiere e l'ha vista morire piano piano nel letto di casa, anche se lui lavorava duro per guadagnare i soldi e andava a piedi fino a Messina per comprargli le medicine.
Questa è la storia di Pietro, che mi ha insegnato a contare con le carte da gioco, che non mi ha mai voluto insegnare a fare le scarpe perchè io dovevo diventare una professoressa, che da piccola mi prometteva in dono per le mie nozze l'armadio d'oro, il letto d'oro e i comodini d'oro mentre mi raccontava le storie di Orlando Furioso e della Durlindana.
Questa è la storia di Pietro e del suo viso liscio e profumato di lavanda, delle sue mani arse e stanche che raccontano di cuoio e di mastice, di tabacco e sigarette, della sua voce veicolo di storie passate, i cui protagonisti ormai non ci sono più.
Questa è la storia di Pietro che è volato via col sorriso... quello stesso che ha sempre avuto. Buon viaggio nonno...