lunedì 10 settembre 2012

Tempo di conserve: passata di pomodoro home made!

Settembre, tempo di conserve! 
Uno dei miei ricordi più vivi dell'infanzia è legato proprio a questo periodo di  fine estate, quando ci si preparava ad affrontare un lungo inverno cercando di custodire sott'olio, sott'aceto, sotto vetro i tesori preziosi della bella stagione: melanzane, zucchine, pesche, peperoncini, prugne e quant'altro, venivano frullati, bolliti, pigiati, seccati pur di poterli conservare a dovere.
Ma il momento che in assoluto preferivo era quello in cui si dovevano fare i buttigghi ovvero la passata di pomodoro: un rito che assolutamente coinvolgeva tutte le famiglie “di ogni ordine e grado”, quindi anche noi bambini.

Ci si alzava eccitatissimi che ancora era buio e già i grandi erano al lavoro: i pomodori venivano lavati il giorno prima e messi ad asciugare in grandi ceste rettangolari poco profonde, le sparrazze, e poi le donne di casa cominciavano a tagliarli in 2 o 4 pezzi a seconda se si faceva la passata o il pomodoro a pezzettoni. 



Quelli destinati alla passata venivano messi subito a bollire in grandi pentoloni, le caddhare, per una ventina di minuti e poi messi a scolare il loro liquido su un lenzuolo bianco legato sopra una grossa tinozza come fosse uno scolapasta.


Il pomodoro divenuto  più asciutto veniva poi passato nella macchinetta a manovella, per estrarne il succo: una faticaccia... specialmente quando si dovevano passare le bucce la seconda e a volte anche la terza volta!

 


Tutto il succo del pomodoro veniva raccolto e ben miscelato e quindi con un piccolo imbuto e un mestolo si procedeva a imbottigliarlo in vasetti o bottiglie già aromatizzate con qualche foglia di basilico. Il rito si concludeva con la chiusura dei vasetti ad opera degli uomini  e quindi si procedeva alla bollitura.



Per i pomodori a pezzettoni il lavoro era riservato a noi bimbi: mia nonna tagliava i pomodori e noi facevamo a gara a chi riusciva a riempire prima la propria bottiglia, schiacciando bene i pezzi con dei lunghi bastoncini di legno o con il manico delle cucchiarelle. Più si schiacciava e più i pomodori mandavano fuori l'acqua che poi fuoriusciva dalle bottiglie: che divertimento! E nonna urlava....
Quando tutto era pronto si procedeva alla bollitura che avveniva fuori casa, nei giardini o in qualche spazio adatto: si faceva la pila di legna sotto un trepiedi di ferro ( u' triporu) che sosteneva l'enorme calderone che conteneva le bottiglie, sistemate meticolosamente e protette da pezzi di stoffa incastrate tra l'una e l'altra per evitare che durante la bollitura si potessero rompere. Si versava l'acqua fino a ricoprire l'ultima bottiglia e si accendeva il fuoco. Era ormai mattina quando cominciavano a bollire e dopo circa un'ora si spegneva tutto. Spesso tra quelle ceneri calde si sistemavano patate e peperoni che diventavano il nostro golosissimo pranzo, ben condite e accompagnate da bruschette.

Oggi molte cose sono cambiate, la macchinetta a manovella è stata sostituita da quella elettrica e alla legna si preferisce il gas... ma il resto è rimasto uguale ad allora.
E' ovvio che comprare la passata al super è più facile e veloce... e quindi sono poche le persone che ancora hanno la possibilità e il tempo per mantenere viva questa tradizione. Io sono fortunata. Tra questi ci sono anche i miei suoceri. Per cui quando l'altra mattina alle 5,00 mi è suonata la sveglia che mi ricordava che dovevo andare a raggiungerli in campagna per fare queste foto, ho dovuto ripensare a tutto questo …. per evitare di farla volare  dalla finestra...la sveglia!


Alla prossima!
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